giovedì 3 giugno 2010

1954 La Germania Ovest imbroglia la Grande Ungheria

Nel 1954 il mondiale viene organizzato in Svizzera, in occasione delle celebrazioni per i 50 anni della Fifa.
Si giocò in sei città della Confederazione Elvetica fra cui Lugano. L'Italia si qualificò, ma venne pesantemente eliminata nel girone eliminatorio, dopo avere perso addirittura per 5-1 contro la Svizzera la partita
decisiva. Prima partecipazione anche per la Germania Ovest. Nelle prime edizioni i tedeschi avevano infatti partecipato sotto la bandiera della Germania Nazista, mentre da questa edizione fino a quella del '90, le Germanie erano due, e quella dell'Est avrebbe esordito qualche anno più tardi.
Il torneo vede protagonista la Grande Ungheria, uno squadrone tra i più forti visti nella storia del calcio composto da giocatori cresciuti nella Honved di Budapest del calibro di Ferenc Puskas, Czibor, Koscis. Il girone eliminatorio fu passato con addirittura 17 reti all'attivo dagli Ungheresi che annichilirono anche le due finaliste della precedente edizione (Brasile e Uruguay) per 4-2 nei quarti e nelle semifinali.
La finale con la Germania Ovest, che in semifinale si era sbarazzata dell'Austria, appariva una formalità per gli Ungheresi, che avevano già battuto i teutonici largamente nelle eliminatorie.
E in effetti dopo soli otto i magiari erano avanti di due reti. Qui però furono probabilmente incapaci di gestire la gara e la Germania guidata in regia dall'ottimo Fritz Walter pareggiò. L'Ungheria provò in ogni maniera a riportarsi in vantaggio, ma il tedesco Turek era diventato insuperabile e ad una manciata dalla fine l'ala Rahn segnò la rete decisiva, quella del cosiddetto Miracolo di Berna.
Questo fu probabilmente uno dei più clamorosi casi di doping lasciato impunito: tutti i giocatori della Germania Ovest passarono il giorno dopo ricoverati in Ospedale per forti problemi al fegato e dieci undicesimi di quei giocatori che avevano battuto la Grande Ungheria morirono come mosche prima dei 50 anni di età.
Per la grande Ungheria una beffa grandissima, quella di avere perso quasi sicuramente in maniera irregolare.

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